L’attrice canadese Sarah Gadon lavora nel mondo dello spettacolo da quando frequentava le elementari, ma considera il suo ruolo nell’adattamento della CBC, di Alias Grace di Margaret Atwood [in italiano tradotto con il titolo de “L’altra Grace”], la sua prima occasione di mostrare davvero le sue doti di attrice. “Quando l’ho letto, ho detto ‘questo è il lavoro più complicato, intelligente e difficile che mi sia mai stato presentato, devo averlo!” ha dichiarato Sarah Gadon. “Sono davvero grata per questa opportunità perché so che non ce ne sono molte.“
Qual è stata la più grande attrattiva del progetto per te? Eri una fan del romanzo?
“Alias Grace” non era uno dei libri della Atwood che ho studiato a scuola, quindi in realtà non lo avevo letto prima di leggere il copione. Quello che mi ha attirato subito al progetto è stata Sarah Poley. Ero una sua grandissima fan sia come attrice sia come autrice/regista. Lei è stata un po’ defilata negli ultimi anni e sapevo che sarebbe tornata con qualcosa di fantastico e quindi appena ho ricevuto la chiamata che questo progetto era figlio di Sarah, ero tipo “Oh mio Dio, sì, sì, sì!” Lei è così intelligente e così speciale, e ho sempre sentito questa strana e segreta affinità lei perché come me anche lei cresciuta a Toronto e si è data da fare con le produzioni canadesi.
Qual è stata la tua prima introduzione al lavoro della Atwood?
Ho letto “Oryx and Crake” [in italiano “L’ultimo degli uomini”] a scuola, ma molto di quello che ho letto di lei erano le sue opere più sci-fi o fantasy. Non avevo molta familiarità con questa parte dei suoi scritti, quindi così sono riuscita a scoprire un altro lato di un autore che pensavo di conoscere.
Hai finito per leggere il romanzo di Alias Grace prima o dopo aver avuto la parte?
Ho letto il libro perché avevo l’audizione, e mi stavo preparando per questa, e ho finito per leggerlo tutto perché ero completamente presa dalla storia e da Grace. Sembrava uno di quei progetti dove le stelle in un certo senso si allineano. Ero semplicemente rapita.
L’ambiguità del personaggio di Grace si è aggiunta alle attrattive?
Come studio di un personaggio, lei è affascinante. Il modo in cui Margaret la descrive è tridimensionale. Lei non si affida solo alla narrativa dell’omicidio, e lo show cerca di svolgere la matassa della sua storia. Quando ho letto il libro ho oscillato tra tutte queste diverse idee di chi fosse Grace e di cosa fosse capace di fare, ma non mi sentivo sicura in nessuna di queste. Per me, quello che penso che sia davvero affascinante di quest’opera è che non presenta una versione di Grace ma le esplora pienamente tutte. Ero davvero entusiasta e travolta da come rendere questo.
Quindi come hai deciso quale fosse la sua verità?
Esito nel dirlo perché voglio davvero che le persone si avvicinino all’opera e la digeriscano e la sperimentino nel loro modo riguardo Grace. Non penso che quando le persone guardino lo show si sentano allo stesso modo riguardo lei, e penso che questo faccia parte della sua bellezza. Ma affinché riuscissimo a creare un personaggio affascinante, abbiamo dovuto limitarci a tre/quattro versioni della storia di cui scrive Margaret. Perciò mentre interpretavo ogni versione della storia, mi impegnavo in una certa direzione con Grace.
Qual è stata la cosa più particolare che hai fatto per prepararti a questo ruolo?
Mio papà è uno psicologo ed ha studiato l’ipnosi, e quando era nella scuola di specializzazione ipnotizzava le persone alle feste o in altri luoghi, quindi gli ho chiesto se poteva ipnotizzare me in modo tale che potessi filmare la cosa e sapere cosa succede e quindi saperla recitare. Lo ha fatto ed è stato affascinante guardare il video dopo. È una cosa molto suggestionante e gli esseri umani sono tanto suggestionabili. È stato super rilassante e la mia esperienza è stata in realtà come se fosse una meditazione guidata. Tutto il linguaggio del corpo che ho usato nella serie è stato possibile grazie al fatto che ho potuto guardare il filmato di me mentre ero ipnotizzata.
L’anno scorso hai avuto una parte in 11/22/63 per Hulu. C’è qualcosa di specifico riguardo gli adattamenti che continua ad attirarti?
In verità riguarda più il regista e il personaggio. Per questo ruolo in particolare, stavo davvero cercando un ruolo. Avevo appena finito Indignation con James Schamus [in Italia esce l’8 novembre 2017, direttamente nella distribuzione home video] ed ero nel suo ufficio più o meno quando ho letto questo e stavo parlando con lui del mio lavoro e di cosa avessi dovuto fare dopo e lui ha detto “Tutti voi giovani attori, tutto quello che fate è inseguire i registi perché pensate che sia la cosa giusta da fare, ma dovreste inseguire i ruoli – specialmente a questo punto della tua carriera.” E questa è stata un’osservazione che mi ha molto colpito. Ho studiato cinema all’università, e amo i film d’autore – la mia più grande esperienza come attrice è arrivata dal lavorare con persone come David Croenenberg, perciò venivo da quel tipo di scuola di pensiero. Ma quello che ha detto mi ha colpito e quando ho letto questo, mi sono detta “Questo è il ruolo. Questo è il più complicato, intelligente e difficile lavoro che mi sia mai stato presentato, quindi dovrei inseguirlo.”
E questo è sicuramente attuale, anche.
Non leggo molto attentamente gli eventi attuali quando scelgo qualche lavoro, ma penso che ci sia una ragione per cui certi progetti e certi personaggi e certi temi parlino alle persone. Penso che siamo in un momento in Canada – e nel resto del mondo – dove stiamo rinegoziando come trattare i migranti. E anche in termini di politiche gender in Alias Grace che mi ha molto colpito non solo per la corrente politica attuale ma anche come attrice che lavora nel mondo dell’intrattenimento, molto spesso le persone si progettano verso di te, e questa idea di Grace come giovane donna la cui identità è completamente strappata da lei ed è trasformata in qualcos’altro è qualcosa in cui io, come Sarah, mi posso rivedere. Successe la stessa cosa quando lessi il romanzo.
Quando guardi indietro ad alcuni dei tuoi primi lavori, c’è qualcosa che hai imparato allora che ti sei portata dietro per tutta la tua carriera fino ad oggi?
Direi che lavorare con David Croenenberg ha cambiato la traiettoria della mia carriera e l’ha messa su un percorso molto specifico. [La prima apparizione della Gadon risale al 2011 al film A Dangerous Method di Croenenberg e poi ha lavorato con lui ancora un anno dopo in Cosmopolis.] Il modo in cui David si comporta come artista in questo mondo mi ha davvero cambiata perché ho iniziato a lavorare con lui all’inizio della mia carriera di adulta, e subivo moltissime pressioni per trasferirmi a LA e andare in cerca di alcuni tipi di ruoli, ma era un tipo di vita che non mi si addiceva. Volevo finire la mia laurea e fare film che avessero un significato che sarebbero stati ricordati nel tempo e forse essere studiati a distanza di decenni. C’era molta pressione perché andassi in una direzione, e David vive a Toronto ed è praticamente un outsider del sistema, ma è comunque riuscito a toccare la vita di molte persone – il suo lavoro è celebrato in tutto il mondo – e lui è davvero fedele alla sua integrità artistica e vive la sua vita nel modo che vuole. Questo era davvero importante per me da vedere in giovane età, il fatto che potessi avere la carriera che volevo e averla nel modo che volevo io.
Pensi di prendere ancora di più nelle tue mani la tua carriera dietro la telecamera come produttrice e/o regista?
Al momento sono più attratta dalla produzione. Cerco di creare più opportunità all’interno dello spettacolo per raccontare storie guidate da donne dinamiche. Quindi cerco materiale e cerco di ottenere l’opzione su alcune cose. Ho appena prodotto un corto. È più questo lato su cui mi sto focalizzando principalmente perché non penso di riuscire a concentrarmi nel costruire una carriera sia da attrice che da regista allo stesso tempo.
Ci sono delle cause filantropiche di cui sei personalmente appassionata in questi tempi?
C’è un’organizzazione chiamata POV, che dà ai ragazzi l’opportunità di acquisire delle abilità e fare esperienze nella produzione dei film e nei media in generale. È un’organizzazione che funziona fuori da Toronto con cui qualche volta collaboro.